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Quando
osserviamo la Luna con un binocolo percepiamo immediatamente come il
disco del nostro satellite sia caratterizzato da zone chiare e da altre di
un colore più scuro. Se poi dal binocolo passiamo ad un telescopio
anche di piccolo diametro noteremo che, mentre le regioni
chiare si riveleranno come vasti altipiani cosparsi da una
innumerevole quantità di crateri, le zone di colore più scuro ci
appariranno come distese pianeggianti. In questa ricerca esamineremo
proprio queste ultime. Con un clic
su ogni singola pianura ( zona rossa ) si attivano i
collegamenti con le rispettive descrizioni.
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When we observe the Moon with simple binoculars we perceive
as the disc of the our satellite is characterized from
clear zones and others of a darker color. If then from the
binoculars we pass to a telescope also of small diameter we
will notice immediately that, while the clear regions will be
revealed to our eyes as wide plateaus with innumerables crater amounts the zones of darker color will
appear to us as flat extended. In this search we will examine just
these last ones. With a click
on each plain ( red color ) you will be connect to the single descriptions of
the lunar plains.
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DESCRIZIONE
GENERALE: Osservando
il disco lunare non possiamo fare a meno di notare come i mari
Imbrium, Serenitatis,
Tranquillitatis,
Crisium,
Nectaris,
Humorum,
Vaporum, presentino
una conformazione circolare più accentuata in alcuni
casi rispetto ad altri. Inoltre il settore occidentale del nostro satellite si
presenta in gran parte occupato da una immensa distesa:
l'oceanus
Procellarum,
che con una superficie di quattro milioni di kmq è la più grande
pianura lunare. Tra le pianure che non presentano una conformazione circolare
vi sono i mari
Fecounditatis e
Nubium oltre al
Sinus Aestuum. Le regioni settentrionali inoltre sono interessate dal
mare
Frigoris
disteso lungo i paralleli. In prossimità del centro geometrico del disco
lunare vediamo il piccolo
Sinus Medii. La conformazione circolare di gran parte delle
pianure lunari ci riconduce alla teoria secondo cui queste in epoche
remote furono gigantesche strutture crateriformi le quali, durante
parecchie centinaia di milioni di anni di bombardamento meteoritico,
progressivamente vennero colmate dal sovrapporsi del materiale di
frantumazione proveniente dal disintegrarsi di questi bolidi celesti
fino a raggiungere l'aspetto che possiamo osservare ai nostri giorni.
Contemporaneamente all'accumulo di questi materiali (regolite) che
praticamente ricoprono gran parte della superficie lunare, non è da
escludersi anche la fuoriuscita di materiale lavico dal sottosuolo quale
conseguenza del cedimento di strati della superficie. La lava ancora allo
stato fluido avrebbe in questo modo parzialmente colmato valli e
depressioni situate nell'area interessata dall'impatto. D'altra parte non
è pensabile che un bombardamento meteoritico protrattosi nella sua
fase più intensa per poco meno di un miliardo di anni abbia interessato
solamente una porzione della Luna concentrandosi prevalentemente sugli
altipiani. A sostegno di ciò vi sono le osservazioni effettuate dai
due selenologhi inglesi Patrick Moore e Percy Wilkins i quali
rilevarono la presenza sotto le pianure lunari di varie centinaia di
crateri quasi completamente sepolti sotto lo strato di regolite che
ricopre la superficie lunare. Queste osservazioni vennero effettuate in
condizioni di illuminazione solare estremamente radente in quanto si
trattava di evidenziare strutture circolari emergenti solo poche
centinaia di metri al di sopra dello strato di regolite, praticamente la
sommità delle pareti di quei crateri di cui sarebbe poi stata rivelata la
presenza, sepolti sotto le pianure del nostro satellite.
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