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Osservando
casualmente tempo fa un'immagine della Luna Piena, ottenuta col mio MEADE 2120
Lx5 F10 + riduttore di focale a F5 con esposizione di 1\15 di sec. su TP 2415 a
50 iso, l’occhio cadde sulla regione lunare posta immediatamente ad est della
catena dei monti Caucasus nel settore occidentale del mare Serenitatis,
vastissima  distesa pianeggiante di 360.000 kmq di superficie. Nella zona
indicata scorsi anche senza troppa fatica una struttura dalla forma circolare
avente un presumibile diametro di circa 200 km. Al centro di questa era visibile
un punto di colore più chiaro, così come più chiari apparivano i contorni in
posizione SW di quello che sembrava essere un anello collinare emergente solo
poche centinaia di metri dallo strato di materiali che ricopre la superficie lunare
e pertanto anche il mare Serenitatis. In posizione NE si notava  come una piccola
struttura secondaria. Inoltre l’estremità meridionale di questo “anello”
veniva a trovarsi poco a nord del cratere Linnè (o Limneus). Perfettamente a conoscenza che in quel
settore del mare Serenitatis non vi è una struttura crateriforme di quelle
dimensioni consultai una carta lunare la quale riportava in quel punto solamente
macchie bianche e
piccoli crateri. Eppure una struttura circolare del presumibile diametro di
circa 200 km con al centro un punto più chiaro e di cui, almeno apparentemente,
se ne percepisce anche una certa profondità deve pur avere una  spiegazione
anche perché questa è visibile in molte altre immagini della Luna Piena senza
che mai nessuno si fosse preoccupato di porsi il presente quesito.  
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Nel
passato due selenologi inglesi,  Patrick Moore e Percy Wilkins, rilevarono
la presenza di centinaia di crateri sepolti  anche di grande diametro sotto
lo strato di regolite che ricopre la superficie lunare. Queste osservazioni
furono possibili  solamente in condizioni di illuminazione solare estremamente
radente in quanto si trattava di percepire la sommità di strutture 
sporgenti solo poche  decine di metri (al massimo 100-150 mt) sopra la superficie lunare, antiche
testimonianze del sovrapporsi di eventi catastrofici che in epoche remotissime
sconvolsero la superficie del nostro satellite provocando col materiale di
frantumazione derivante dagli impatti meteoritici il riempimento di molte delle
preesistenti strutture crateriformi.  Abbiamo inoltre un buon numero di crateri
sepolti osservabili però in condizioni meno estreme e con strumenti amatoriali.
Infatti strutture come   
	 Lamont nel mare Tranquillitatis ad est di Arago, i crateri 
	
	Lick 
	 e 
     
	Yerkes nel mare Crisium,
	  
	Puiseux
    
    sito nel sud del mare Humorum a nordest di Doppelmayer, 
	 Kies
situato  nel settore occidentale del mare Nubium a sud di Bullialdus,
	  
	Opelt
    anch'esso nel mare Nubium, l'area del cratere
    
	 
	Flamsteed
    nell'oceanus Procellarum,
    
	
Egede
	a nord delle Alpi lunari nel mare Frigoris,  ed infine il più noto
	  
	Stadius, posto tra Copernicus 
ed Eratosthenes nel Sinus Aestuum, costituiscono
solo alcuni esempi di strutture la cui conformazione ci può ricondurre a quella
visibile ad est dei monti Caucasus ma con una differenza: mentre nei crateri
sepolti citati si nota solamente la sommità di un anello circolare, nel nostro
caso (illusioni ottiche a parte sempre possibili)  se ne percepisce anche
un'apparente  profondità
oltre ad un punto più chiaro situato nel centro. Visualmente  al telescopio non
si nota nulla di anomalo mentre osservazioni  sistematiche effettuate
interponendo alternativamente  i filtri in vetro 25 A rosso ed 80 blu della MEADE
non hanno rivelato nessuna variazione di luminosità negli strati superficiali
della regione lunare interessata.  
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Allegate a questo scritto vi sono alcune
elaborazioni effettuate  partendo dalla stessa immagine fotografica della Luna
Piena ed a giudizio di chi scrive, nonostante i più che legittimi pareri  negativi di molti che storceranno il naso (ma anche questi sono i benvenuti
nella discussione !!)  non si può fare a meno di notare quanto
descritto più sopra. Concludendo sarebbe interessante giungere ad una spiegazione che possa chiarire l’origine di questa ipotetica “struttura”
lunare considerando che  potrebbe trattarsi effettivamente di uno dei tanti
crateri sepolti  la cui conformazione ed aspetto  morfologico  però differiscono
sostanzialmente rispetto agli standard di questa  categoria di crateri. Eventuali
osservazioni e pareri da parte di altri astrofili  ed appassionati
osservatori lunari potranno essere molto
utili e costituiranno certamente materiale su cui lavorare. 
	(NOTA: prossimamente le 
	immagini citate nel testo) 
   
 
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