Da  " LA  LUNA "  di Alfonso Fresa - Movimenti, topografia, influenze e culto. Casa Editrice Ulrico Hoepli - Milano, 1933.


Influenze  lunari  sull'agricoltura

Taglio degli alberi. Potatura delle piante. Epoche di semina. La Luna ed il frumento. Travasamento del vino. La Luna rossa.

Presso gli antichi le varie influenze della Luna erano ritenute indiscutibili, tanto è vero che il nostro satellite veniva considerato come l'unico canale del cielo, ovvero l'imbuto della natura, come lo chiamavano gli alchimisti, attraverso il quale ogni virtù dal cielo affluisce sulla Terra. E tale lo ritengono ancora parecchi contadini, i quali seminano, piantano, potano, innestano, travasano il vino, tagliano le piante, ecc. nelle epoche suggerite dall'antica esperienza, come loro stessi asseriscono. E perché tutto questo ? Perché, dice il Montanari, le piante si nutriscono e crescono per mezzo di un succo, che dalla Terra, ascendendo per i vasi del fusto e dei rami si diffonde in tutta la pianta. Se dunque il Sole riscalda la pianta i vasi si dilatano ed un continuo flusso di succhi li attraversa andando a supplire quelli già trasformati in sostanza della pianta. Col sopraggiungere della notte, se la Luna è alta sull'orizzonte essa supplisce in parte col suo debole calore, a mantenere ancora per un certo tempo quel tepore che rimane nell'aria dopo il tramonto. Sicché il flusso dei succhi, sebbene di molto rallentato, prosegue ancora attraverso i vasi, i quali al tramontar della Luna andranno costipandosi impedendo il passaggio di quei succhi che affluiranno poi il mattino seguente, al sorgere del Sole, nelle foglie e nei fiori.

Se al tramontar del Sole la Luna è assente, una quantità più piccola di succhi travasa nella pianta; né porta alcun giovamento la presenza della Luna sopra l'orizzonte parecchie ore dopo il tramonto del Sole; poiché se il suo debole calore poteva allora rallentare l'iniziato raffreddamento, in questo caso non è sufficiente a suscitarlo. Ecco dunque perché (continua il Montanari) le erbe e le piante crescono a Luna crescente più che a Luna calante : dopo il novilunio, al tramonto del Sole, essa rimane ancora molte ore sopra l'orizzonte e non lascia raffreddare le piante. Dopo il plenilunio, invece, la Luna sorge con un ritardo che aumenta sera per sera e che di conseguenza annulla l'efficacia dell'astro. Il taglio degli alberi viene fatto appunto durante la Luna calante, poiché durante la crescente il legname è ripieno di succhi, meno densi nei vasi, e la sostanza non ancora trasformata in legno si putrefa. Partendo da questo principio, il taglio viene eseguito principalmente durante l'inverno, che non all'inizio dell'autunno; e durante la primavera in ispecie. Anzi in quest'ultima stagione non è per nulla consigliabile il taglio delle piante, nemmeno durante la fase calante della Luna, tanto grande è l'afflusso dei succhi nei vasi. In inverno invece la Terra dà pochi succhi, i vasi sono dal freddo ristretti, ed il legno diventa più condensato e quindi più pesante.

Il Sig. Di Buffon asserisce di avere trovato più pesanti e più resistenti i legni tagliati in primavera che non quelli tagliati in inverno; ma il Toaldo, pur non negando l'asserzione del primo, dice che qui si tratta della durata e non della forza del legname. I falegnami pertanto non lavorano il legno se non dopo parecchio tempo che si è lasciato stagionare. Con questa triplice precauzione (tagli in inverno, in fase di Luna calante, e lunga stagionatura) essi si prefiggono di ottenere del legno esente da tarli. Bisogna riconoscere però che queste regole non sono sempre seguite, specie nel caso del taglio dei boschi. Durante l'inverno, esso non è consigliabile, principalmente per ragioni climatiche, iniziato il taglio, non è conveniente sospenderlo durante la fase crescente per ripigliarlo durante la fase calante della Luna. Però nel caso di piccoli tagli, segnatamente ove figura l'interesse diretto del contadino o del falegname, vengono ancora rispettate le regole enunciate. Presso gli antichi, Esiodo (1) consigliava il taglio nel 17° giorno dopo il novilunio; a sua volta Plinio lo suggeriva fra il 20° ed il 30° giorno; e Catone poi lo consigliava non solo a Luna calante, ma nelle ore pomeridiane, e particolarmente quando non spira vento di scirocco. Da questi dati risulta che il taglio doveva farsi, come veniva sempre suggerito, a Luna calante. Intanto il Rousset, da esperienze eseguite, venne nella conclusione che la Luna non dovesse esercitare alcuna influenza a riguardo. Fatti tagliare dallo stesso ceppo, e durante le varie fasi della Luna alcuni campioni di saggio da piante di salice e di vite, e sottoposti tutti alle medesime condizioni, fattili esaminare accuratamente, non presentarono la minima differenza, per quanto riguarda la conservazione del tessuto legnoso. Tuttora i contadini perseverano nella credenza dell'influenza lunare asserendo che essa sussiste, perché avvalorata dai risultati ottenuti da loro stessi su tagli di alberi, eseguiti sia durante la Luna calante che in quella crescente.

Le esperienze di Duhamel invece dimostrano che il taglio degli alberi, comprese le querce, può esser fatto indifferentemente durante qualunque fase della Luna. Uguali risultati furono ottenuti dall'agronomo Ottavi, il quale concluse che può andar soggetto al tarlo sia il legname tagliato durante la fase crescente che quello tagliato durante la fase calante. Risulta evidente che la causa del tarlo dei legnami non è in relazione colle fasi della Luna, se al trascurabilissimo calore lunare si vuole attribuire la facoltà di favorire il flusso dei succhi nei vasi. Intanto giova notare che non tutte le varie specie di piante presentano uguale durezza, la quale influisce molto sulla conservazione del legno tagliato.

Si è già accennato al taglio delle piante nella stagione invernale : infatti se si tagliano due legni della stessa specie, l'uno in inverno e l'altro in primavera, questo risulterà più leggero e meno resistente del primo. Intanto le sostanze albuminoidi che trovansi nei vasi, a contatto cogli umori che in essi circolano, si alterano. Al processo di putrefazione originato da microrganismi fa seguito quello lento e continuo di corrosione dovuto a molte specie d'insetti : gli Anobi, i Dermeste, le Termidi, le formiche rosse, ecc. L'Anobium pertinax è l'insetto che di preferenza buca i legni lavorati ed i mobili. Soltanto il bosso, il larice e qualche altra specie di legno resistono al tarlo, perché la loro fibra è molto dura. Ampi particolari sulle varie specie d'insetti che attaccano questa o quella pianta sono riportati dal Marchesi a pag. 155.

Per quanto riguarda la potatura e l'innesto, i contadini non sono tutti d'accordo se farli nella fase crescente o in quella calante. Lo scopo della potatura consiste nel preparare la pianta per la nuova vegetazione, tagliando, nella stagione più adatta e con un certo criterio, i tralci che hanno già fruttificato; in tal modo le gemme daranno nuovi e più robusti tralci, con un'adeguata fruttificazione. Occorre non tagliare troppo, per evitare che ad un abbondante getto di tralci non si abbia una piccola produzione di frutta; né conviene tagliar poco, altrimenti ad un'abbondante quantità di frutta si ha un discapito nella bontà della medesima. Altri fattori interessanti sono dati dalle condizioni stesse della pianta, dalla natura del terreno e dalle condizioni fertilizzatrici di esso, dalle stagioni e dalle cure anticrittogamiche a cui è tenuto il vignaiuolo. Quale influenza può avere quindi la Luna col suo debole raggio "quando si tagliano i tralci vecchi e mentre la pianta giace in un profondo letargo, col lignificare dei tralci che spunteranno nell'anno venturo ?..... Se un raggio di Luna sì debole, quale si è quello del primo quarto dovesse produrre un effetto cosi mirabile, chi saprebbe dirmi qual differenza ne dovrebbe venire al potare al mezzodì piuttosto che al tramonto, in giornate di Sole, o quando il cielo è coperto ? E se tanto dovesse produrre il fioco lume del primo quarto, che non dovremmo verificare di più importante a Luna piena ?.....

I migliori agricoltori ed i più esperti vignaiuoli non guardano più alla Luna, nel timore di perdere senza scopo le migliori giornate di autunno propizie alla potatura prima che infierisca il verno : e non hanno mai avuto a pentirsene, quando la praticarono razionalmente, studiando lo stato della pianta ed a quello ottemperando i tagli anziché guardare ai quarti lunari (2).

Oltre alla potatura e all'innesto delle piante, ugual disaccordo esiste tra i contadini per l'epoca della semina e della piantagione : alcuni consigliano di piantare e seminare durante il novilunio, Virgilio, nelle Georgiche, consiglia il 7° giorno per piantar viti; secondo Esiodo il 9° giorno è buono per piantare, il 13° anche per piantare ma non per seminare. Altri suggeriscono che per avere poponi ed alberi di abbondante frutta occorre seminarli e piantarli a Luna calante. I contadini sono del parere che lo sviluppo erbaceo del frumento è grande quando si semina a Luna nuova, per cui si ha una notevole quantità di foraggio a scapito, s'intende, del grano : cioè si ha molta paglia e poco grano. Per questa ragione i contadini si attengono alla regola di non seminare a Luna nuova. L'appellativo di  "Luna tenera" molto probabilmente si ricollega alla fase di sviluppo erbaceo, che va fino alla fruttificazione dei teneri chicchi della spica; mentre l'altro, di "Luna dura", si riferisce al periodo di maturazione.

Plinio, consacrando un libro intero del suo trattato di Storia naturale alla descrizione dei vari segni celesti, afferma che il grano da vendere deve essere raccolto durante la Luna piena, poiché nel tempo che precede il novilunio il grano aumenterà grandemente di volume, mentre quello che il contadino vuol conservare dev'essere raccolto a Luna nuova, rimanendo esente da tarli e da corruzioni.

Senza scendere in troppi particolari, bisogna convenire che anche in questo campo la Luna non ha alcuna influenza, poiché da osservazioni sistematiche ed accurate, fatte parecchi anni da agricoltori e fisiologi insigni, si è dimostrato, come osserva Quintinye, che tutto ciò che si dice intorno alla Luna, non sono altro che sciocchezze da ortolano di poca abilità. Le cause inerenti ad un deficiente raccolto di grano sono diverse : maggior peso hanno principalmente le condizioni meteorologiche; anche la concimazione del terreno richiede abilità da parte del contadino, ed il Marchesi si schiera contro coloro che adoperano ancora il letame nella concimazione del frumento.

Sul travasamento del vino i contadini si attengono non solo alla regola della Luna calante ma, come per il taglio degli alberi, aspettano l'inverno. Alcuni travasano in gennaio, altri in marzo; parecchi, quali i commercianti di vini e gli osti, per ragioni diverse (principalmente per lo smercio continuo ed il pronto consumo) sono costretti a travasare il vino sempre che la necessità lo richieda, allontanandosi così dalla suggerita regola. Perché vi si attengono i contadini ? Il travaso del vino tende a liberare il liquore dalla feccia, cioè dal sedimento, e questo si ottiene durante la stagione fredda. Infatti quando con la primavera l'aria a diventar tiepida, anche i vini cominciano a bollire ed i sedimenti muovendosi si mescolano col vino puro.  Questo fenomeno si verifica principalmente durante l'estate. Ecco la necessità di travasarli durante la stagione fredda.

Il Toaldo (pag. 57) tratta anche del travasamento dei vini annacquati, ed è dell'opinione che questa operazione debba farsi all'inizio dell'inverno, in particolar modo nei paesi settentrionali d'Italia, poiché gelandosi l'acqua, durante il travasamento i pezzi di ghiaccio intorbidano il vino sollevando la feccia. Altra opinione del volgo è che il vino fatto in due lune, cioè tra la fine di una lunazione ed il principio della seguente, non si rischiara. Si vorrebbe spiegare il fenomeno con la mancanza del calore lunare durante questa fase : cioè colla fermentazione della vinaccia si separano le fecce dal liquore, e nell'interlunio, cessando l'aiuto del calore lunare, la fermentazione sarà più languida, la separazione meno perfetta, il vino verrà poco chiaro, meno spiritoso e quindi più soggetto a guastarsi durante l'estate.

Anche per il travasamento dei vini giova richiamare l'attenzione dei contadini, poiché il calore lunare, così debolissimo, non ha alcuna influenza nella fermentazione.  E' noto che l'inacidire del vino è dovuto unicamente a microrganismi nocivi, mentre altri, innocui, favoriscono invece il processo di trasformazione: il Saccharomyces ellipsoideus, dopo che l'uva è stata pigiata inizia la fermentazione, per cui la parte zuccherina dell'uva (glucosio) viene trasformata in alcool. E' questo il processo mediante il quale il mosto si trasforma in vino. Contemporaneamente appare anche un microrganismo nocivo : il Micoderma aceti, il quale non potendo vivere senz'aria (poiché l'anidride carbonica sviluppatasi durante la fermentazione gli toglie il respiro) si rifugia nelle vinacce esposte all'aria, in attesa che termini la fermentazione, per iniziare la sua opera deleteria. Questa consiste nel trasformare l'alcool in acqua ed acido acetico non appena, col ritorno della primavera, la temperatura si rende più favorevole.  Ad evitare questo inconveniente, per cui il vino acquista un sapore acido, è prudente rimescolare tutto, immergendo cioè le vinacce nel mosto e mantenendo sempre pieni i recipienti.

Fra i contadini si sente spesso parlare, con una certa apprensione, della cosiddetta Luna rossa : essi credono che fra le tante influenze del nostro satellite ve ne sia una davvero nefasta per i teneri germogli, dovuta all'azione della luce lunare. Intendendosi per Luna rossa quella che segue la Pasqua è chiaro che essa perde il carattere prettamente astronomico, poiché la pasqua è una festa mobile : è noto che lo scarto fra le due epoche dalle quali non può esorbitare la più grande festa del cristianesimo è di circa un mese. Ecco perché la Luna rossa, legata alla Pasqua, giorno convenzionale, non può essere considerata quale fenomeno astronomico e neppure meteorologico. L'Arago attribuisce il fenomeno nefasto della gelatura delle gemme ancor tenere non alla luce della Luna, ma ad un fenomeno meteorologico abbastanza noto : le gemme si sviluppano in quell'epoca dell'anno (verso aprile) quando si verifica appunto la voluta Luna rossa. In tal mese essendo l'aria povera di vapori l'irradiazione diventa considerevole, portando di conseguenza un notevole abbassamento di temperatura. Si è verificato anche che mentre ad un metro dal suolo si può avere una temperatura di qualche grado, a contatto con esso invece si misurano persino alcuni gradi sotto zero; questo spiegherebbe il perché vengono colpiti di preferenza le erbe, gli steli ecc.

Intanto in una notte serena pur essendovi una temperatura di 5 o 6 gradi, al suolo essa sarà al disotto dello zero; col gelo i vasi delle piantine, dei teneri germogli ecc. si disorganizzano, ed al sorgere del Sole essi sembrano appassire, acquistando un caratteristico colore rossastro. Eco dunque l'appellativo di rossa alla Luna che, come si è visto, non entra per nulla nella faccenda. Il Marchesi è del parere che la bruciatura sia dovuta al noto fenomeno dell'aumento di volume cui le goccioline d'acqua sarebbero soggette congelandosi nei vasi; di qui la disorganizzazione di essi. E' chiaro che l'abbassamento di temperatura non si verifica quando il cielo resta coperto, giacché l'irraggiamento del calore terrestre, durante la notte, trova ostacolo nella vasta cortina di nubi che a guisa di cappa avvolge tutto il cielo. Così il calore viene di novo riflesso alla superficie e la temperatura non subisce di conseguenza abbassamenti apprezzabili. 

I contadini coprendo le gemme con coverture di foglia credono di proteggerle contro la Luna rossa impedendo così il passaggio degli ipotetici nefasti raggi calorifici. In realtà essi realizzano una cappa difensiva, come quella delle nuvole, contro il fenomeno dell'irradiazione. I contadini perseverano nella loro convinzione (e ciò è giustificabile per la loro ignoranza dei fenomeni meteorologici), perché il congelamento delle gemme si ha solo quando la Luna appare in cielo e non quando è invisibile; ma è superfluo dire che essa appare nelle notti serene, perché allora mancano le nuvole e quindi si verifica l'irraggiamento suddetto. L'arago (pag. 283) asserisce ancora che tali credenze risalgono fino agli antichi : Plutarco anch'egli attribuisce alla Luna un'influenza nefasta, ammettendo che la luce del nostro satellite imputridisce le sostanze organiche, ma l'astronomo francese portando il paragone di due pezzi di carne, uno esposto ai raggi lunari e l'altro al coperto, dice "se il pezzo di carne scoperto si putrefa più presto dell'altro, è perché essendosi raffreddato di più per l'irraggiamento, si è più imbevuto di umidità, e che l'acqua è un principio di decomposizione per le sostanze animali, poiché si seccano per conservarle".

Un rimedio molto efficacie contro gli effetti deleteri delle gelate e delle brine è dato dalle nubi artificiali. Accendendo della legna verde, una notevole quantità di fumo viene prodotta; e l'effetto contro l'irradiazione risulta ancora più efficace quando si produce anche una buona quantità di vapore, ottenuto spruzzando dell'acqua sulla legna. Quando si hanno indizi di gelate, è opportuno accendere i fuochi a notte alta, perché queste di solito si verificano verso l'alba, dopo una notte fredda e serena. E' prudente però tenere accesi i fuochi anche dopo la levata del Sole, per evitare che il brusco salto di temperatura possa nuocere ai germogli più che la gelata stessa.    

Note:

-1):  Celebre poeta greco. Fra le sue opere si annoverano la Teogonia, Le Opere ed i Giorni, Il grande anno astronomico, Il giro della Terra, ecc.

-2):  Marchesi, Op. cit., pag. 155.

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