Da  " LA  LUNA "  di Alfonso Fresa - Movimenti, topografia, influenze e culto. Casa Editrice Ulrico Hoepli - Milano, 1933.


Maree oceaniche, atmosferiche, solide.

Maree oceaniche

Un altro fenomeno di grande importanza che ha dato largo campo a filosofare è il periodico innalzamento ed abbassamento delle acque del mare. I cinesi ammettevano che le maree fossero prodotte dal respiro della Terra, di cui i mari rappresentavano il sangue e la marea le pulsazioni. Nel bacino del Mediterraneo il fenomeno delle maree non attirò molto l'attenzione dei popoli classici a causa del lieve abbassamento ed innalzamento delle acque. Aristotele (1) attribuiva il flusso e riflusso del mare, presso le colonne d'Ercole, alla conformazione della costa. Secondo lo storico Strabone, Posidonio avrebbe trattato con una certa competenza e abbastanza largamente delle maree.

Cleomede, nel secolo di Augusto, afferma nella sua Cosmografia che la Luna produce le maree. Seleuco, trattando della rotazione della Terra, per quanto riferiscono Plutarco e Strobeo, immaginava "l'atmosfera terrestre estesa fino al di là della Luna e rotante insieme alla Terra nello spazio di un giorno; che il contrasto opposto dalla Luna a questa rotazione derivasse, secondo le sue idee, dalla resistenza opposta da quell'astro sia per la sua minore velocità di rivoluzione intorno al centro della Terra, sia per il suo moto perpendicolare all'equatore. Ciò doveva collimare assai bene colle osservazioni da lui fatte sul flusso e riflusso del mare eritreo, nel quale aveva scoperto ineguaglianze periodiche, connesse non solo con le fasi della Luna ma anche colla sua distanza dall'equatore, come ne assicura Strabone (geogr., III, 5)" (2).

Nel XVI Canto del Paradiso, Dante paragona la fluttuante fortuna di Firenze alle maree provocate dal nostro pianeta:

" E come il volger del ciel della Luna

Cuopre e discuopre i liti senza posa

Così fa, di Fiorenza, la fortuna "

Galileo attribuiva il fenomeno delle maree esclusivamente al movimento di rotazione della Terra. In seguito, solo con Newton, e con Laplace poi, si ebbe la dimostrazione matematica di questo fenomeno che fu attribuito alla mutua attrazione del Sole e della Luna.

Per la spiegazione del fenomeno delle maree supporremo la Terra perfettamente sferica e tutta avvolta dalle acque dei mari. Siano (fig. 109) "a b c d e", dei punti giacenti nel piano dell'equatore terrestre ove "c" è il centro della Terra: supponiamo che la Luna passi in un certo istante al meridiano del punto "a" (cioè all'antimeridiano del punto "e"). Partendo dalla nota legge di Newton sull'attrazione dei corpi, la cui forza è inversamente proporzionale ai quadrati delle distanze, il punto "a" subirà la massima attrazione pervenendo in "a' " , il punto "b" una minore spostandosi in " b' ", il centro "c" una ancora più piccola venendo in " c' ", il punto "d" un'attrazione piccolissima spostandosi in " d' ", ed infine il punto "e" si può considerare immobile, avendo esso subito uno spostamento che possiamo considerare trascurabile.  Di conseguenza si verificherà un rigonfiamento delle acque nella parte rivolta alla Luna, con un'altezza massima nel punto "a". Lo stesso si verifica all'antipodo di "a" : difatti nel punto "e", che risulta più lontano dal centro "c" della Terra (spostandosi in " c' "), la forza di attrazione sarà più piccola e perciò la massa d'acqua diventando più leggera subirà un innalzamento (e si sposterà in " e' ").

  • Fig. 109. Rigonfiamento e abbassamento delle acque alla superficie terrestre causati dall'attrazione lunare.

A questi innalzamenti nei punti "a" ed "e" corrispondono degli abbassamenti nei punti "f" e "g" situati a 90° dai primi. Tutta la massa d'acqua che avvolge la Terra assumerà la forma di un elissoide con l'asse maggiore e' a' rivolto verso l'astro e l'asse minore rappresentato dalla linea f' g'.  Perciò nel corso di un giorno lunare (24 ore e 48 minuti circa) si verificano due innalzamenti e due abbassamenti delle acque: cioè una bassa marea al sorgere della Luna, un'alta marea al suo passaggio in meridiano (culminazione superiore), una seconda bassa marea al tramonto della Luna ed una seconda alta marea alla culminazione inferiore dell'astro. Queste due ultime vengono dette antilunari. Tra una bassa marea e una successiva alta marea, o viceversa, decorrono 6 ore e 12 minuti circa.

Ineguaglianza diurna.  Le due alte maree: la lunare e l'antilunare, non risultano sempre della stessa altezza; la più grande si ha al passaggio della Luna al meridiano superiore, la più piccola, invece, al passaggio dell'astro nel meridiano inferiore. 

  • Fig. 110.  Culminazione superiore (L) ed inferiore (L') della Luna al meridiano di un osservatore "O", la cui latitudine P N coincide con la declinazione M L della Luna.

Nella figura 110 è dato un luogo "O" di latitudine " P N " ; supponendo che la Luna abbia una declinazione " M L " uguale alla latitudine citata, si ha che l'astro, per effetto del moto diurno della sfera celeste, descriverà, in via approssimata, un parallelo celeste, culminando allo zenit nel passaggio al meridiano superiore, ed in " L' " al meridiano inferiore.

  • Fig. 111.  Ineguaglianza diurna nell'altezza della marea dovuta alle diverse posizioni della Luna nel suo passaggio al meridiano superiore (in " L ") ed a quello inferiore (in " L' ").

Nel primo caso la massa d'acqua assumerà la forma di un ellissoide ( rappresentato, nella fig. 111, dalla linea tratteggiata ) coll'asse maggiore nella direzione zenit-nadir, con un'alta marea lunare in " h " ed una antilunare in " h' ", quasi uguali fra loro. Quando la Luna raggiungerà il meridiano inferiore in " L' ", l'ellissoide ( curva punteggiata ) presenterà l'asse maggiore nella direzione " L' O ", con un'alta marea nel punto " t " ed un'altra simile ( antilunare ), all'antipodo, in " t' ". Evidentemente qualsiasi altro luogo, all'infuori di " t " e di " t' ", avrà un'altezza di marea inferiore ai punti citati.  Così alla culminazione inferiore della Luna ( L' ) rispetto al'orizzonte del punto " O " la marea raggiunge un'altezza " l " inferiore a quella di " h " già verificatasi circa 12 ore 24 minuti prima, cioè durante la culminazione superiore.  Questa disuguaglianza di altezze fra due alte maree consecutive viene chiamata "ineguaglianza diurna" ; essa però si annulla per i luoghi situati sull'equatore quando la declinazione della Luna è zero.

All'equatore, essendo zero la latitudine, i poli verranno a coincidere coll'orizzonte: " P " verrà in " N " ( fig. 110 ) e " P' " in " S ", di conseguenza i punti di mezzocielo "M" ed " M' " coincideranno rispettivamente collo zenit e col nadir; perciò il piano dell'equatore risulterà perpendicolare all'orizzonte. La Luna, con declinazione zero, culminerà allo zenit nel passaggio superiore ed al nadir in quello inferiore; per cui l'asse maggiore dell'ellissoide risulterà, nel primo e nel secondo caso, perpendicolare all'orizzonte, e le due alte maree lunare ed antilunare, rispetto al luogo " O ", raggiungeranno quasi la medesima altezza.  

Oltre all'azione della Luna, anche il Sole esercita la sua influenza producendo un ellissoide simile a quello prodotto dalla Luna, però meno schiacciato, poichè essendo la massa del Sole notevolmente più grande di quella del nostro satellite, la sua maggiore distanza ne scema l'influenza, in maniera che l'ampiezza della marea lunare risulta più del doppio di quella solare.  La marea che noi effettivamente osserviamo risulta dalla interferenza di queste due onde.  Gli assi maggiori dei due ellissoidi, essendo rispettivamente diretti l'uno alla Luna e l'altro al Sole, seguono il movimento di questi astri sull'orizzonte; ma non coincideranno se non al novilunio ed al plenilunio, ossia all'epoca delle sigizie. Al passaggio contemporaneo del Sole e della Luna al meridiano superiore di un certo luogo, ( epoca del novilunio ), l'onda lunare e solare si sommano. Lo stesso avviene al plenilunio, giacchè alla marea solare si aggiunge quella antilunare, come pure a quella lunare si aggiunge la marea antisolare. Il contrario si ha quando i due astri sono nelle quadrature ( Luna al primo ed ultimo quarto ): cioè con Sole all'orizzonte e la Luna in meridiano, all'alta marea lunare corrisponde la bassa marea solare, e la marea effettiva risulterà dalla differenza di esse. Si conclude che nelle sigizie si ha la marea massima e nelle quadrature la marea minima. 

Un altro fenomeno anche importante è che l'istante dell'alta marea non coincide sempre col passaggio della Luna al meridiano; ciò è dovuto al fenomeno delle fasi lunari.  Nelle sigizie i vertici dell'onda lunare e dell'onda solare coincidono col meridiano dell'osservatore; lo steso si ha nelle quadrature, poiché all'alta marea lunare corrisponde la bassa marea solare e viceversa.  Quindi i vertici coincidono sempre col meridiano ed è appunto in questo piano che giacerà il vertice dell'onda risultante, più alto nel primo caso, più basso nel secondo, ma sempre coincidente col passaggio della Luna al meridiano.

  • Fig. 112.  Marea lunisolare. La Luna in certe fasi ritarda rispetto all'onda di marea ( tratti a forma di parentesi ) in altre anticipa ( onda successiva).

Qualche giorno dopo il novilunio la Luna appare scostata dal Sole, a levante di esso ( Fig. 112 ).  E poiché le acque risentono contemporaneamente dell'azione dei due luminari, l'onda di marea si troverà fra idue astri, cioè a levante del Sole e quindi a ponente della Luna. Per cui quando la Luna è in meridiano ( L ) l'onda di marea è già passata. In tal caso si dice che la Luna ritarda rispetto alla marea.  Lo stesso ritardo della Luna si verifica quando questa passa al meridiano inferiore, in " L' ", mentre il Sole trovasi in " S' " : i due astri produrranno rispettivamente nei punti "a"  e  "b" una marea antilunare ed una marea antisolare, la cui marea risultante avanza sul tempo del passaggio della Luna  ( L' ) al meridiano inferiore. 

Il contrario poi si verifica dopo l'ultimo quarto. In quest'epoca, com'è noto leva prima la Luna e poi il Sole.  Quando questa sarà in meridiano ( L ) il Sole si troverà in S" : l'onda di marea risultante sarà a levante della Luna. In tal caso si dice che la Luna anticipa sull'ora dell'alta marea. Questo anticipo si verifica ancor quando la Luna ( L' ) passa al meridiano inferiore mentre il Sole trovasi in S''' . Riproducendosi queste combinazioni ogni mezzo mese, ossia ogni mezza lunazione, le variazioni delle maree furono dette " inegualità semimensuali ", le quali influiscono sia sull'ora che sull'altezza delle maree.

Ineguaglianze parallattiche.  Altre variazioni, dovute alle distanze continuamente variabili del Sole e della Luna dalla Terra ed anche mutevoli declinazioni dei due astri, vanno sotto il nome di "ineguaglianze parallattiche". 

Fin qui si è considerata la Terra completamente coperta dalle acque. In realtà il fenomeno delle maree è molto più complesso giacché esso viene modificato dalla topografia della superficie terrestre e dalle influenze meteorologiche ( per amore di brevità sorvoleremo sui fattori interessanti la previsione della marea ).  Nei mari aperti l'onda di marea è bassa : alle Antille essa non oltrepassa i 40 centimetri d'altezza, all'Isola di S. Elena arriva ad un metro; mentre presso le coste, e specialmente nelle insenature, l'onda acquista altezze notevoli fino a raggiungere i 16 metri nel canale di Bristol, e persino 21 metri nella Baia di Fundy.  Nei luoghi con fondo a dolce declivio la marea acquista un movimento orizzontale abbastanza notevole, e durante il ritiro delle acque ( bassa marea ) grandi estensioni di spiaggia rimangono all'asciutto: basti ricordare la laguna di Venezia ove la marea raggiunge circa 90 centimetri d'altezza. In alcuni stretti queste correnti formano dei vortici molto pericolosi per la navigazione: nello stretto di Messina furono personificati dalla Mitologia nei due mostri marini Scilla e Cariddi, tanto temuti dai naviganti.

In prossimità delle foci dei grandi fiumi si verifica un fenomeno abbastanza caratteristico : durante l'alta marea le acque del mare, in continuo aumento, irrompono nell'estuario producendo una corrente ascendente in palese contrasto con quella del fiume. Questo fenomeno vien chiamato "mascaret" nei fiumi francesi,  "bore" nel Gange,  "pororoca" nel Rio delle Amazzoni.  Quanto interesse possa rappresentare per la navigazione la conoscenza degli elementi di marea lo dimostrano le cosidette "Tavole di Marea", pubblicate annualmente da alcune fra le più grandi nazioni: in queste tavole sono riportati, giorno per giorno, per un determinato numero di porti, gli elementi della marea, delle correnti di marea e le ore in cui siffatti fenomeni si verificano.  L'Italia pubblica le Tavole di marea per il Mediterraneo, il Mar Rosso e la costa della Somalia.  Le misure dirette delle altezze delle maree nei porti vengono fatte su appositi strumenti detti mareometri, e mareografi quelli registratori.

Il Prof. Boccardi (3) discutendo una recentissima teoria dell'astronomo americano E. Brown arriva alla conclusione che la Terra, in un avvenire lontano, rimarrà priva del movimento di rotazione intorno al proprio asse.  Delaunay nel trattare l'accelerazione secolare del nostro satellite avanzò l'ipotesi che una parte di essa non potendosi spiegare colla sola forza di gravitazione, era da attribuirsi ad un effettivo ritardo del moto di rotazione della Terra, causato dalle maree, le quali agiscono come un freno, lento si, ma continuo.  Trattandosi di un problema molto delicato da non potersi risolvere se non in base ad una quantità notevole di osservazioni, gli astronomi hanno confrontato quelle più antiche dei Babilonesi, dei Greci e degli Arabi con altre più recenti. Il Brown ha preso in esame ben 1500 ineguaglianze o perturbazioni che figurano come eccezioni alle leggi di Keplero sul moto ellittico; nelle sue considerazioni, oltre al ritardo dovuto alle maree, egli ammette altre variazioni nella rotazione terrestre causate da movimenti di masse nell'interno della Terra, poiché l'ipotetica influenza della marea lunisolare sull'atmosfera terrestre non produce alcun effetto sulla rotazione.  Fenomeni della più grande importanza si avranno nel caso che la variazione della rotazione terrestre avesse prevalenza nel senso del ritardo, giacché essa andrebbe ad aggiungersi a quella ritardatrice causata dalle maree, la quale agirà incessantemente, poiché l'assorbimento delle acque degli oceani, da parte della Terra, non si avrà, probabilmente, che dopo parecchi milioni di anni; mentre il movimento di rotazione della Terra non si estinguerebbe, secondo il Boccardi, che dopo più di 19.000 milioni d'anni.

Maree  atmosferiche

Partendo dal fenomeno delle maree i Fisici, verso la metà del secolo XVIII, si diedero allo studio del problema dell'influenza lunare sull'oceano aereo; stando all'opinione, come asserisce il Montanari (4), che "la Luna non moverebbe i mari se prima non movesse l'aria che v'è di mezzo".  Uomini illustri, quali il D'Alembert (5), il Clairaut (6) ed il Bernoulli ammisero tutti l'esistenza di una marea atmosferica. Laplace, fondatore della "Meccanica celeste", diede una formula che permette di calcolare le maree atmosferiche causate dalla Luna. Osservazioni eseguite a Parigi, per la durata di 8 anni, mostrarono che tale influenza non faceva oscillare il barometro che di un diciottesimo appena di millimetro. Analoghi lavori fatti pure a Parigi da Bouvard (7) e da Arago, ed a Bologna da Casoni, su osservazioni eseguite fra il 1814 ed il 1858, confermarono i risultati di Laplace.  D'altronde il Flaugergues, in base ad una serie di osservazioni (comprendenti 20 anni), eseguite a Viviers, trovò una corrispondenza fra le altezze barometriche e le fasi lunari, confermata dai lavori di Eisenlohr, su osservazioni fatte a Carlsruhe, e di Bouvard eseguite a Parigi. 

Il primo trovò che l'altezza del barometro raggiungeva un valore minimo fra il dodicesimo ed il tredicesimo giorno dal novilunio, ed un valore massimo nel ventitreesimo.  Il secondo ottenne un minimo per il giorno 13, ed un massimo per il 22. Tali risultati non vennero però confermati dalle numerose osservazioni del Liagre, il quale trovò che l'influenza lunare varia da luogo a luogo, avendosi per es., in corrispondenza di una data fase della Luna, un massimo di altezza barometrica a Parigi contro un minimo a Bruxelles. I risultati spesso discordi, ottenuti da diversi calcolatori e in differenti luoghi, rendono sempre più dubbia l'influenza della Luna sull'atmosfera terrestre; tanto più che le altezze barometriche sono soggette il più delle volte a brusche variazioni, onde non è possibile trovare una legge la quale leghi le altezze barometriche alla rivoluzione sinodica della Luna.

Ugual dubbio sorge nel considerare l'influenza lunare sulla direzione dei venti : Bouvard e Schubler affermano, in base alle loro osservazioni, che durante l'ultimo quarto prevalgono venti provenienti da tramontana e da levante, mentre dal novilunio al primo quarto soffiano venti di mezzogiorno e di ponente. Il Toaldo (8) paragonando le maree atmosferiche con quelle oceaniche asserisce che come il sorgere ed il tramonto della Luna ed il suo passaggio al meridiano superiore ed a quello inferiore muovono le acque, non possono non muovere l'atmosfera nella stessa guisa : "difatti, chi non ha sentito da quelli, che praticano il mare specialmente, che al nascer della Luna si leva, o incalza, o cessa un vento, o incomincia la pioggia, o si diradano le nubi. Notissime sono queste cose in Venezia : il voltar dell'acqua, come lo chiamano, porta sempre vento". Il Krafft (Comment. Petrop. T. XI) (9) basandosi su osservazioni eseguite costantemente al sorgere della Luna, afferma che in questo tempo il cielo, offuscato durante la giornata da nubi o caligine, si rendeva sereno. L'anonimo autore di una nota (inserita nel I vol. delle "Tavole dell'Hallejo", Parigi, 1764) (10) attesta di aver osservato per circa 20 anni che, al passaggio della Luna al meridiano, il vento di levante o aumenta sensibilmente in quel punto e dissipa le nuvole oppure, incontrando il vento inferiore di ponente, produce pioggia. 

Proprio in questi punti (novilunio e plenilunio) il popolo, ossequiente agli aforismi meteorologici, aspetta mutazioni del tempo, riferendosi al fatto che proprio alle sigizie si ha il massimo delle maree. Inoltre il popolo anche all'epoca dei quarti di Luna (quadrature) si aspetta variazioni meteorologiche. Stando a quanto dice l'autore della sopra citata Nota, il vento che soffia durante le sigizie dell'equinozio primaverile se spira da levante, oppure da levante verso tramontana e lascia buon tempo, i mesi primaverili di aprile, maggio e giugno saranno asciutti. Al contrario se il vento spira da ponente verso mezzogiorno, forte e costante, si accumulerà una grande quantità di vapori, e si avrà una stagione piovosa fino all'estate. Lo stesso vale per l'equinozio di autunno : se questa stagione sarà piovosa e nessuna violenta perturbazione dalle regioni fredde sopravviene a mutare le condizioni meteorologiche, si potrà dire, col proverbio popolare, che "alla Luna di settembre sette altre lune s'inchinano". 

Anche sulla pioggia, sui temporali e sulla serenità del cielo si vuole attribuire alla Luna una certa influenza. Tra gli aforismi più in voga, attinenti alla previsione del tempo, citiamo il seguente: " La Luna mangia le nubi ", cioè il plenilunio scaccia le nubi, e l'altro, latino, " quarta quintae qualis, tota luna talis ", che significa: quale sarà il cielo durante la quarta ora del quinto giorno della Luna (cento ore dopo il novilunio) tale si manterrà per tutta la lunazione.  Siffatti aforismi quantunque godessero ampiamente il favore degli e dei naviganti in genere, non possono essere dalla scienza né accettati, né rigettati se non vengono opportunamente confermati o meno da un'accurata elaborazione d'una quantità grandissima di osservazioni fatte in differenti paesi. Il dubbio sulla fondatezza di questi proverbi sorge dalla stridente contraddizione dei risultati ottenuti da varii osservatori; tuttavia anche ammettendo una certa influenza lunare, questa non può attribuirsi né alla luce, né al calore, né all'attrazione della Luna sull'atmosfera terrestre, già dimostrata trascurabile.  Contro l'attendibilità del primo aforisma stanno le osservazioni del Mouchez, del Johnson (11), e quelle del Massei eseguite a Pistoia, le quali dimostrano che nessuna influenza hanno le fasi lunari sulla pioggia (12); invece quelle eseguite in Pensilvania dal Meviman ed a Filadelfia dal Hazen "confermano l'opinione generale che attribuisce alla Luna Piena il potere di dissipare le nubi (13). Il nostro Schiaparelli, in base ad una serie di osservazioni fatte dal Serafini a Vigevano dal 1827 al 1864, trovò che il minimo della piovosità si verifica verso il 4° giorno della Luna, un minimo secondario nel 14°; un massimo principale intorno al 24° giorno ed un massimo secondario verso il 10°.  Risultati opposti trovarono Schubler nella Svevia, Einsenlohr a Carlsruhe e Bouvard a Parigi; con valori concordi per un unico massimo di piovosità un poco prima del plenilunio, ed un unico minimo verso la fine dell'ultimo quarto. Mathieu De La Drome, basandosi su di un principio ottenuto da osservazioni eseguite per vari anni a Ginevra, ed iniziate nel 1796, asseriva che nei quattro ultimi mesi dell'anno quando il novilunio comincia fra le 8 e le 9 e mezza (antimeridiane) si ha una quantità di pioggia maggiore che non quando si verifica alcune ore prima o dopo del dato tempo. Il primo dava 31 millimetri d'acqua, il secondo 17.   Ma Leverrier (14) dimostrò che questa differenza era puramente casuale, giacché era dovuta ad una pioggia torrenziale caduta verso le 9 del mattino nell'anno 1840.

Per quanto riguarda i temporali, il Toaldo (Op. cit. pag. 160) catalogando un numero notevole di "varie insigni procelle" è del parere che un turbamento nell'oceano e nell'atmosfera venga prodotto dalla Luna, particolarmente durante le sigizie, e nelle posizioni apogee e perigee (tanto più se questi fenomeni coincidono fra loro). Il fenomeno si renderebbe più manifesto intorno agli equinozi ed ai solstizi, epoche in cui, come si è visto, si hanno le massime altezze annue delle maree.  Sempre discutendo le osservazioni di Vigevano, lo Schiaparelli trovò che il numero dei temporali è più frequente nella luna calante che in quella crescente; il massimo cade verso il 24° giorno ed il minimo intorno al 5° giorno della lunazione; con un rapporto di 2 a 3 fra la frequenza minima e la massima. Però egli asserisce che non bisogna fermarsi a questo punto, e solo una lunga serie di osservazioni potrebbero confermare tale rapporto. 

per quel che riguarda la serenità del cielo le osservazioni di Schubler ad Augusta e quelle di Schiaparelli a Vigevano danno risultati opposti tra loro : difatti il primo trova che i giorni sereni sono più frequenti verso l'ultimo quarto, e quelli coperti, invece, verso il primo. Al contrario il secondo trova un massimo di serenità ed un minimo di nuvolo verso il primo quarto; intorno all'ultimo quarto un massimo di nuvolo ed un minimo di serenità. Altre indagini sull'influenza della Luna sui fenomeni meteorologici vennero eseguite anche in seguito e ultimamente nel 1916 vi furono quelle di Ronch. Ma neanche questi riuscirono a trovare nulla di concreto; e se taluni, come il Pilgrom ed il Lamprecht credettero trovare una certa influenza, questa è dovuta più al metodo seguito, non sempre scevro di incertezze, che alla realtà della cosa (15).  Per concludere, anche ammettendo che le medie di tutte le osservazioni sul tempo fossero esatte, l'agricoltura non potrà mai giovarsi di esse, poiché trattandosi di valori medi, nulla di positivo e di preciso si potrà dire sulle condizioni meteorologiche di un determinato giorno della lunazione. Infatti se alla richiesta di un contadino rispondiamo (dice il Marchesi) che nel quinto giorno della Luna si ha un sesto di probabilità di sereno, quattro venticinquesimi meno di probabilità per la pioggia, ed un terzo meno di probabilità di temporali, il contadino non avendo ricevuto una risposta soddisfacente rimarrà sempre più avvinto alle convinzioni largamente diffuse nella sua classe. 

Maree  solide

Oltre alle maree oceaniche ed a quelle solide (leggeri spostamenti della crosta terrestre), alcuni dotti sono dell'opinione che la Luna debba produrre anche maree sotterranee sul nucleo interno della Terra, supposto liquido. Dall'urto di questa massa contro la crosta terrestre avrebbero origine i terremoti. Secondo Bainet "la forza di sollevamento della Luna non produrrebbe che pressappoco l'effetto causato dal peso d'uno strato di un terzo di metro di spessore" vale a dire quasi del tutto insignificante.  Poisson (16) ammetteva l'azione lunare e l'esistenza delle maree sotterranee. Il Perrey cercò di trovare una relazione tra la frequenza dei terremoti e le posizioni della Luna.  Infatti prendendo in esame 47790 scosse riscontrò che queste presentano un massimo al perigeo ed un minimo all'apogeo, con due massimi nelle sigizie (novilunio e plenilunio) e due minimi nelle quadrature (primo ed ultimo quarto) (17).  Dalle ricerche dello Schmidt risulta un massimo di terremoti all'epoca del novilunio ed un altro massimo due girni dopo il primo quarto, mentre si ha una diminuzione di frequenza all'epoca del plenilunio con una minima nel giorno dell'ultimo quarto (18). Il De Rossi invece trova che la maggior parte dei casi sembra non avere nessuna corrispondenza con alcuna fase, quantunque parecchi di essi si siano verificati durante le sigizie. E manifesta l'opinione che le fasi lunari possono influire solo favorevolmente, ma non provocare il fenomeno, dovuto ad altre cause.  Il Perret (19) invece è del parere che il massimo dei terremoti si verifica nelle quadrature e specialmente quando queste coincidono con la Luna apogea e con minima declinazione solare; in tal caso l'abbandono delle masse terrestri, per la diminuita attrazione, darebbero luogo ad un aumento di pressioni laterali e di squilibri negli strati della Terra. Su queste probabili influenze l'Oldham è del parere che l'attrazione della Luna sugli strati terrestri potrebbe anticipare o addirittura provocare una rottura di equilibrio nelle rocce, i cui strati sotto la pressione dovuta alla contrazione della Terra si trovano continuamente in un equilibrio instabile che tende a divenire stabile da un momento all'altro. Questa ipotesi, asserisce l'Alfano, non manca di probabilità.

Anche il compianto Grablovitz (20) asserendo che la Luna oltre alle periodiche maree oceaniche produce anche nella crosta terrestre dei periodici movimenti, afferma che quando questa in alcuni punti non ha più mobilità e resistenza sufficiente a subire questi sforzi periodici si rompe dando luogo ad una scossa di terremoto che coinciderà con alcune speciali posizioni della Luna e del Sole. Recentemente il Brown, trattando nella teoria della Luna gli spostamenti di massa nell'interno della Terra, trova una corrispondenza fra il diagramma delle piccole deviazioni lunari e quello che dà la frequenza dei terremoti nell'Inghilterra, dal 1750 ai giorni nostri. 

Da tutte queste considerazioni apparentemente in contrasto tra loro l'Alfano opportunamente conclude: " Probabilmente una relazione fra posizione della Luna, marea e scosse consisterebbe in questo che l'aumento o la diminuzione di carico durante l'alta o la bassa marea può provocare o anticipare una rottura d'equilibrio nelle rocce terrestri " (pag.267). Riportiamo, a titolo di curiosità, alcuni casi sporadici di terremoti : Il Sig. Chanvalon nel viaggio alla martinica nota molti terremoti verificatisi nell'ora dell'alta marea. Il terremoto che distrusse Lima il 28 ottobre 1746 si ebbe alle 3 del mattino, ora dell'alta marea. Il Bauguer asserisce che i terremoti nel Perù sono più frequenti dopo l'equinozio di autunno, ossia dopo le alte maree, le piogge e le procelle equinoziali. dal che il Toaldo (pag. 190) conclude che questi fenomeni posso avere dipendenza dall'azione del Sole ed in particolare della Luna. Il terremoto di Calabria del 16 novembre 1894 avvenne con Luna perigea e le più forti repliche si ebbero sia nel perigeo che nelle sigizie (21). Si è tentato anche di fare un confronto fra l'attività del Vesuvio e le fasi lunari. L'illustre Palmieri, primo direttore dell'Osservatorio Vesuviano, accenna ad una probabile influenza lunare sulle convulsioni di questo famoso vulcano: " dalla collezione delle figure dell'Osservatorio, in tutti i grandi incendi, ritratti in tempo di notte, o la Luna non si trova rappresentata, o se si trova è in plenilunio. Non si trova la mezzaluna o la Luna falcata; il ché vuol dire che il maggior numero delle grandi eruzioni avvenne o nel novilunio o nel plenilunio. Nei lunghi periodi eruttivi avvenuti dopo l'installazione dell'Osservatorio Vesuviano si è avuta occasione di notare che i maggior incrementi sono accaduti nei tempi delle sigizie. Sono questi i fatti ma noi non intendiamo elevare sopra di essi una legge sicura" (22).  Il Semmola nega però l'influenza dell'attrazione luni - solare sulle masse fluide interne dicendo che " il nostro satellite non è complice dei terribili avvenimenti che spesso si hanno nel nostro vulcano" (23)

Non pertanto l'Alfano risolleva la questione dell'influenza lunare, e confrontando ben 30 fra le più terribili eruzioni del Vesuvio (da quella del 16 dicembre 1631 all'ultima dell'8 aprile 1906) colle posizioni della Luna, trova 24 eruzioni avvenute intorno alle sigizie e 6 nelle quadrature. Conclude ritenendo " esistere una qualche relazione tra il realizzarsi di un'eruzione vesuviana e le fasdi lunari" (24)

Quasi accertata sembra l'influenza della Luna sul magnetismo terrestre, già posta in evidenza fin dal 1839 a Milano dal Kreil. Quantunque in un primo tempo questa ipotesi venisse messa in dubbio, in seguito fu confermata dalle osservazioni eseguite a Toronto dal Sabine, il quale trovò che le oscillazioni magnetiche passano ogni giorno per due valori massimi e due minimi. Lo stesso risultato è stato ottenuto dal De Moidrey (25) in un trentennio di osservazioni : costui nel suo esame ha tenuto conto anche della declinazione della Luna e della sua posizione rispetto ai nodi. Già Hansteen aveva scoperto nelle variazioni del magnetismo terrestre un periodo di 19 anni che coincide appunto col movimento dei nodi lunari.

Note:

- 1):  Filosofo enciclopedico, nato a Stagira nel 382 a. C., morto a Calcide nel 322 a. C. Trattò di tutte le scienze cognite. Compose dei trattati sulla fisica, sul cielo, sulle meteore ecc.

-2):  G. Schiaparelli, Op. cit., Vol. I, pagg. 426-7.

-3):  La terra ritarda ? Rivista di Fisica, Matem., ecc., marzo 1927.

-4):  Astronomo, nato nel 1632 a Modena, morto nel 1687 a Padova. Qui occupò la cattedra di astronomia appositamente istituita per lui dalla Repubblica di Venezia. Tenne la cattedra di matematica all'Università di Bologna e poi a quella di Padova.

-5):  Fu uno dei più celebri matematici e filosofi del secolo XVIII ( 1717 - 1783 ).

-6):  Geometra insigne ( 1713 - 1765 ) pubblicò un'opera intitolata "Figura della Terra dedotta dalle leggi dell'idrostaica"

-7):  Astronomo francese ( 1767 - 1843 ). Constatò le perturbazioni di Urano e le attribuì all'esistenza di un ottavo pianeta, ancora sconosciuto. La sua ipotesi venne confermata nel 1846 dalla scoperta di Leverrier.

-8):  Geografo insigne, n. a Pianezze nel 1719, m. a Padova nel 1798. Insegnò nell'Università di Padova; si applicò specialmente allo studio dei fenomeni meteorologici.

-9) e 10):  Citati dal Toaldo.  

-11):  Ciel et Terre. Tom. XV, pag. 17 ( citato dal Carrara ).

-12):  Bollettino di Moncalieri, pag. 77 (ibidem).

-13):  Cosmos, XXVI, 320 (ibidem).

-14):  Celebre astronomo francese, n. nel 1811, m. nel 1877. Col solo aiuto del calcolo, in base alle perturbazioni di Urano dedusse l'esistenza del pianeta Nettuno, che fu poi rintracciato da Galle a Berlino nel 1846. A lui si deve pure la prima organizzazione delle osservazioni meteorologiche simultanee.

-15):  t. aLIPPI, Op. Cit. pag. 129.

-16):  Celebre matematico francese, n. nel 1781, m. nel 1840. Scrisse molte opere tra cui un Trattato di Meccanica, Sull'invariabilità dei minori movimenti dei grandi assi planetari, Teoria meccanica del calore.

-17):  G. B. Alfano, Sismologia moderna, Milano, Hoepli, 1910, pag. 205.

-18):  L. Gatta, Sismologia, Milano, Hoepli, 1884, pag. 145 ( citato dall'Alfano ).

-19):  Some conditions affecting volcanic eruptions. Science, Vol. XXVII, pag. 173, 1908; (citato dallìAlfano).

-20):  Nuova teoria sismica delle maree, Trieste, 1876  (citato dall'Alfano).

-21):  A. Riccò; Riassunto della sismografia del terremoto del 16 novembre 1894 in calabria e Sicilia. Boll. Soc. Sismol. Ital., Vol. V, 1899 - 1900, pag. 178 (citato dall'Alfano.

-22):  L. Palmieri, Il Vesuvio e la sua storia. Milano, 1880, pag. 31 ( citato dall'Alfano ).

-23):  E. Semmola, L'attività del Vesuvio e le fasi lunari dal 1895 al 1897. Napoli, 1898, (citato dall'Alfano).

-24):  G. B. Alfano, Le eruzioni del Vesuvio e le fasi lunari.  Rivista di Fisica, Matem. e Scienze Nat. Anno 3° (serie II), N.5

-25):  Effetto della posizione della Luna in angolo orario sulla declinazione magnetica a Zikawei. Terrestrial magnetism and atmosferic electricity.

 

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