"Escursioni Siderali"

"Una stella meravigliosa che scompare e ricompare periodicamente"

 

Trascrizione integrale tratta da  " ORE  SERENE " - Supplemento mensile letterario - scientifico illustrato. Dono del  " Corriere delle Maestre "  ai suoi abbonati  -  supplemento n° 2  del 17 Novembre 1907

 

     Duemila e trecent'anni fa, nel IV secolo av. Cristo, un grande filosofo greco, discepolo di Platone e maestro di Alessandro il Grande, concepiva e realizzava l'arduo disegno di coordinare tutto lo scibile umano, riducendolo a quei principi fondamentali che poi divennero i dogmi indiscussi della scuola peripatetica e della filosofia scolastica. Quel filosofo, cui fu patria Stagira in Macedonia, si chiamava Aristotile, nome famoso, e che vivrà eterno, perchè il pensiero di questo illustre ebbe forza di soggiogare il mondo e di dominarlo per ben venti secoli, cioè fino a quando l'umana ragione non venne emancipata da Copernico, da Kepler, da Bruno e da Galileo, i quali posero a base della filosofia naturale l'osservazione e l'esperimento, fonti inesauribili del vero progresso scientifico.

     Avete mai letto il famoso Dialogo sui due massimi sistemi Tolemaico e Copernicano di Galileo Galilei ? ... No?.... Ebbene leggetelo, leggetelo e rileggetelo attentamente, chè  - sebbene scritto nel 1629-30 e pubblicato nel 1632 - vi troverete la più meravigliosa e più limpida dimostrazione del vero sistema del mondo, e tutte quelle sottigliezze di ragionamento colle quali vennero stritolati gli antichi sillogismi. E' il libro che segna il confine tra il vecchio ed il nuovo mondo scientifico, e poichè v'hanno, di esso, anche edizioni ad una lira, io stimo una colpa imperdonabile ad un educatore italiano il non conoscere un siffatto capolavoro, tanto istruttivo e, ad un tempo, tanto dilettevole.

     Il Dialogo galileiano si divide in tre giornate; interlocutori sono: Salviati,. Sagredo e Simplicio, quest'ultimo feroce peripatetico, ma che perde continuamente terreno di fronte agl'incalzanti argomenti dei due primi. Ogni mutazione, ogni variazione, ogni trasformazione, e quindi ogni evoluzione dei corpi celesti è da Simplicio negata perchè Aristotile disse che "i corpi celesti sono ingenerabili, incorruttibili, inalterabili, impassibili, immortali, e quindi assolutamente perfetti", al che Salviati e Sagredo oppongono le macchie del Sole e della Luna, l'improvvisa comparsa di stelle nuove, gli strani aspetti delle comete, ecc. Ma l'argomento maggiore e più evidente mancava ancora a Galileo contro la pretesa incorruttibilità dei cieli, quello delle stelle variabili, perchè la scoperta della prima di esse non datava che dal 1596, mentre ora si contano a migliaia (v. fascicoli 4, 11, 14, 15 e 17 dell'Astrofilo di Milano).

     Che cosa s'intende per una stella variabile? Semplicemente questo: una stella che presenta delle variazioni nel suo splendore, ora apparendo più luminosa, ora più esigua, tanto da scomparire, talvolta, anche completamente alla nostra vista, per poi risalire allo splendore primitivo, e ciò sia ad intervalli regolari che irregolari, brevi o lunghi, costanti o meno. Due esempi famosissimi di variabili ci sono offerti da Algol (beta Perseo) che oscilla dalla 2° alla 4° grandezza (1) presentando dei minimi ogni due giorni 20h  49', e da Mira Ceti (omicron Balena) che discende dalla 2° alla 9° grandezza, e poi risale a quella, in periodi di circa 11 mesi.

     Fu appunto Mira Ceti, vale a dire la meravigliosa della Balena, la prima stella di cui venne scoperta la variabilità per opera di Davide Fabricius di Esens (Hannover) nel 1596, e l'ho scelta per il secondo tema di queste escursioni inquantochè proprio in questo mese essa raggiunge il suo massimo splendore ed è osservabile in ore abbastanza comode. Chi vorrà imparare a conoscerla ....personalmente rivolga lo sguardo verso il sud intorno alle ore 22 (10 pom.) se nela seconda metà di novembre , ed alle 21 o 20 se nella prima o seconda metà di dicembre, e troverà che l'aspetto del firmamento e quale lo mostra l'unita cartina celeste (una dele 24 da me disegnate per l'Almanacco Italiano); orbene, la stella Mira è quella segnata col n. 51 quasi nel centro del disegno, avvertendo che la stelluccia immediatamente superiore alla cifra 1 del n. 51 è l'alfa dei Pesci, mentre Mira (a sinistra del 51) trovasi nel collo della Balena quasi ad eguale distanza tra le grandi costellazioni di Orione e di Pegaso. Con un po' di pazienza l'identificazione si otterrà perfettamente, ed una volta ottenuta rimarrà impressa nella mente senz'altro bisogno di carte celesti. Così pure potrà riconoscersi la variabile Algol, nella parte superiore (zenitale) del cielo, portante sulla cartina il n. 46. La stella n. 1 è Sirio, la più splendida di tutto il cielo; quella n. 9 è Aldebaran od alfa del Toro, presso la quale trovasi il notissimo ammasso delle Plejadi, ecc.

     Riconosciuta l'ubicazione di Mira tutti potranno osservare che essa apparisce, ora, come una stella di 3° grandezza (nel dicembre 1906, come già nel 1779, raggiunse invece la seconda grandezza), ma chi continuerà le osservazioni assiduamente non tarderà ad accorgersi che il suo splendore va continuamente decrescendo finchè, raggiunta la sesta grandezza, scomparirà alla vista nel marzo 1908 e, sempre decrescendo fino alla 9° grandezza e poi risalendo, rimarrà invisibile all'occhio disarmato, fino all'agosto, in cui sarà nuovamente di 6°, e raggiungerà un nuovo massimo nell'ottobre 1908.

     Queste successive fasi dello splendore di Mira sono graficamente rappresentate nella seconda figura, tanto colla curva (alla sinistra della quale sono indicate le grandezze ed in alto i mesi del suo periodo) quanto coi dischetti di superficie proporzionale al suo splendore nelle fasi estreme e medie (2), delle quali sono pure indicate, più a destra, le successive date, che non è ancora possibile di maggiormente precisare stante l'irregolarità del periodo. Gli astronomi le stabiliscono di volta in volta con successive misure fotometriche. Comunque, ecco un fenomeno che può essere facilmente osservato da chiunque voglia rivolgere di quando in quando uno sguardo al cielo, per constatare che anche lassù ferve la vita cosmica, e che neppure le stelle sono immutabili, come pretendeva Aristotile ed il povero Simplicio.

     Quanto alla causa di simili fenomeni, diremo solo che non può essere unica e che mentre per alcune stelle è bene accertata per altre è ancora molto incerta. Le ricerche spettroscopiche hanno infatti dimostrato che le variazioni del tipo Algol, cioè regolari ed a breve periodo, sono prodotte da periodico passaggio di un satellite oscuro davanti alla stella, in modo che noi assistiamo a vere eclissi parziali di questi remoti soli; Le variazioni più lunghe ed irregolari si attribuiscono, invece, alla periodica comparsa e scomparsa di macchie simili a quelle del nostro Sole, ma più vaste o più numerose, oppure al diverso splendore delle parti successivamente a noi rivolte dalle stelle nelle rotazioni e librazioni loro. Problema difficile che forse soltanto le più accurate e prolungate osservazioni spettroscopiche potranno risolvere.

     A noi basti sapere, per ora, che "la vita empie l'Universo", e che queste significative parole.....moderniste furono scritte dall'illustre Padre Secchi.

                    Milano,  novembre 1907                                                                             Cap.   ISIDORO  BARONI

 

1)    Come tutti possono constatare coll'osservazione diretta del firmamento v'hanno stelle più o meno notevoli, più o meno splendide, cioè di varie grandezze apparenti. Orbene, volendo distinguerle e classificarle, gli antichi astronomi ne fecero sei classi, o grandezze, annoverando nella 1° le più splendide e nella 6° quelle appena percettibili, ossia le ultime visibili ad occhio nudo. L'invenzione del telescopio ha di molto approfondito il nostro sguardo nell'immensità dei cieli, tanto da dover continuare la classificazione stellare fino alla 16° grandezza, cosicchè si hanno sei grandezze visuali e dieci telescopiche. Le stelle visibili ad occhio nudo non raggiungono tra tutte, la cifra di 8000, mentre le telescopiche superano i 300 milioni !

2)     Si ammette che il rapporto dell'intensità luminosa tra due successive grandezze sia 2,5, cioè che lo splendore di una stella di una data grandezza sia due volte e mezza superiore a quello di un'altra della grandezza successiva. Lo splendore, quindi, di una stella di 9° grandezza sarà 2,5\7 = 610 volte minore di quello di una stella di 2°, epperò volendo rappresentare (come ho fatto) l'intensità luminosa di Mira nel suo massimo e nel suo minimo con dei dischetti, bisogna calcolarne i raggi in modo che la superficie del primo sia 610 volte maggiore di quella dell'ultimo.